Si potrebbe pensare alla radio come a un pezzo obsoleto, superato dalla televisione e da internet, ma è ancora oggi uno dei media più diffuso, oltre ad aver rappresentato una vera e propria rivoluzione nelle comunicazioni di massa.

La radio è stata inventata alla fine dell’Ottocento. In origine serviva per trasmettere messaggi a uno o più interlocutori (con un uso simile, per alcuni aspetti, a quello del telefono), ma in breve tempo divenne un mezzo per la comunicazione alle masse. A tale scopo furono fondate stazioni che trasmettevano programmi ascoltabili da chiunque possedesse un apparecchio ricevente.

Essendo il primo strumento a consentire comunicazioni del genere, alle origini la radio ebbe un impatto enorme sulla modernizzazione della società. Inoltre, dagli anni ’20 divenne uno strumento di comunicazione politica e nei regimi autoritari fu usata dai governi per fare propaganda. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la radio ha dovuto affrontare la concorrenza della televisione, che le ha sottratto parte dell’interesse del pubblico, senza però farla scomparire. Oggi la radio è ancora uno dei mezzi di comunicazione più diffusi.

La radio funziona attraverso la radiazione elettromagnetica (da cui la parola), cioè la propagazione dell’energia di un campo elettromagnetico nello spazio.

Vari inventori cercarono di dare un risvolto pratico a questa scoperta. Il più noto fu il bolognese Guglielmo Marconi che nel 1896 riuscì a trasmettere un segnale a due km di distanza, inventando di fatto la radio.

La radio non era ancora uno strumento per la comunicazione di massa, ma serviva per mandare messaggi a uno o più destinatari (prima in codice morse e poi anche attraverso la voce umana). Questo utilizzo si rivelò presto di grande utilità e sin dal primo decennio del Novecento la radio fu installata sulle navi, tra le quali il Titanic.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, la radio iniziò a essere usata anche per la radiodiffusione circolare, cioè l’uso che a noi è familiare: la trasmissione di programmi sonori da parte di apposite stazioni emittenti, ascoltabili tramite appositi apparecchi riceventi. Il primo servizio regolare di trasmissioni prese avvio nel 1920 nel Regno Unito. Pochi mesi dopo la radiofonia raggiunse gli Stati Uniti, nei quali ebbe un successo rapidissimo: già nel 1922 vi erano ben 187 emittenti.

Il nuovo mezzo rivoluzionò le comunicazioni di massa, con un impatto pari a quello che, diversi secoli prima, aveva avuto l’invenzione della stampa. Le potenzialità, del resto, erano evidenti: con la radio, si poteva raggiungere il pubblico in qualsiasi località e in tempo reale. Essa, perciò, diede un contributo essenziale all’ascesa della società di massa, cioè a far sì che tutta la popolazione potesse conoscere gli eventi nazionali e partecipasse alla vita pubblica.

La radio, inoltre, aveva implicazioni importanti sul piano politico, perché le trasmissioni potevano orientare l’opinione pubblica. Per questa ragione, ogni Paese si dotò di leggi per regolare le radiotrasmissioni. In alcuni casi, come gli Stati Uniti, si decise di lasciare libertà di trasmissione: chiunque avesse voluto poteva richiedere la licenza a trasmettere. In altri casi, come in Italia, lo Stato assunse il monopolio della radiodiffusione circolare.

Nel nostro Paese l’ascesa della radio coincise con gli anni del regime fascista. Il governo Mussolini si rese presto conto delle potenzialità del nuovo strumento e ne promosse la diffusione in tutto il territorio nazionale. Già nel 1924 fu fondata l’Unione radiofonica italiana, che tre anni più tardi divenne Ente italiano audizioni radiofoniche (EIAR), il diretto progenitore della Rai. L’EIAR divenne una delle principali voci del regime, al punto che in alcune occasioni, come quando vi erano discorsi di Mussolini, la popolazione veniva radunata nelle piazze e messa all’ascolto.

La radio però, non serviva solo alla politica. Tra i progressi radiofonici trovarono spazio le cronache sportive. In Italia la prima radio-cronaca di una partita di calcio, l’amichevole Italia-Germania, ebbe luogo nel 1933. La radio divenne anche un veicolo privilegiato per la diffusione della musica. Generò nuovi linguaggi e contenuti, adatti al pubblico ampio al quale si rivolgeva.

il 6 ottobre 1924 si ebbe la prima trasmissione ufficiale su rete nazionale e venne costituita l’Unione Radiofonica Italiana.  Negli anni 30 la radio non era più un oggetto di lusso ma si diffuse nelle case e nei luoghi di ritrovo. L’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche negli anni 40 serviva un’utenza di più di un milione di famiglie, aveva completato la copertura del territorio nazionale e aveva attivato due stazioni per la trasmissione televisiva sperimentale. Prese poi il nome di RAI-Radio Audizioni Italia.

In Alessandria, in passato, si sono fabbricati apparecchi radiofonici. Nel museo della Gambarina sono esposti vari tipi di radio, di dimensioni diverse, un giradischi e due mobili radio (uno e rappresentato in fotografia).