Giuseppe Borsalino era un tipo fantasioso tanto che la madre gli ripeteva di fare il cappellaio perché potesse ritrovare con il capello anche la testa. Arrivò ad Alessandria e lavorò come apprendista, per circa 4 anni, per Sebastiano Camagna, per imparare il mestiere del cappellaio. Lavorò poi a Sestri Ponente, Marsiglia, Aix en Provence, a Bordeaux ma all’epoca la moda era dettata da Parigi e così Giuseppe ci si trasferì. Qui lavorò nella famosa casa di moda Berteil, dove si lavoravano solo cappelli fini di castoro. Dalla Francia ritornò nel 1857 e, con l’aiuto del fratello Lazzaro, aprì la prima “follatura” in un cortile in via Schiavina. Intanto aprì anche una fabbrica a Genova nel 1874 che gestirà fino al 1883, per fabbricare cilindri, e un’altra a Verona dal 1880 al 1888 per produrre un cappello più comune. In fine nel 1888 si sposta ad Alessandria in corso Cento Cannoni; agli inizi aveva 10 operai che producevano 50 cappelli al giorno, nel 1896 gli operai diventarono 1000 e venivano prodotti 1360 cappelli al giorno. Dal suo laboratorio usciva un sesto della produzione nazionale di cappelli. Alla fine del secolo la ditta era presente sui mercati europei, nord e sud americani e australiani.
U siur Pipen, come veniva chiamato Giuseppe, si fece promotore di varie iniziative filantropiche: Cassa pensioni, Cassa infortuni, Cassa di provvidenza per gli ammalati, un educatorio per i figli degli operai.
Alla sua morte, nel 1900, gli successe il figlio Teresio, nato ad Alessandria nel 1867.
Alla vigilia della prima guerra mondiale il numero delle persone impiegate raggiunse le 2000 unità e il numero di cappelli prodotti al giorno saliva a 7000 nel 1914. Dopo la crisi economica degli anni ‘30, l’attività riprese con buon ritmo e nel 1939 la ditta alessandrina era la maggior produttrice italiana di cappelli di feltro. Negli anni 40, a causa del disuso del cappello nella moda cominciò un graduale ridimensionamento dell’azienda, passata nel frattempo a Teresio Usuelli, nipote di Teresio Borsalino. Ceduta ad un gruppo astigiano nel 1989, la Borsalino spostò la sede a Spinetta Marengo. Un museo unico al mondo con una dotazione di 5000 cappelli, è allestito nella sala al primo piano della palazzina di corso Cento Cannoni, oggi sede dell’università.
Nel museo c’era una volta, la Borsalino è presente con manifesti, forme, calibro per cappello a bombetta, piastra a gas per scaldare la lisoire, ferri, tosapelo, filo elastico per fermare il cappello, targhette per personalizzarlo e molti esempi di copricapi prodotti dalla ditta come: cappelli con ala rivoltata, rasato a testa larga, cupola piccola, tipo gazzella e coloratissimi cappelli da donna. Una serie di fotografie ricorda la ciminiera svettante della Borsalino e il suo abbattimento nel 1986.