La fotografia nasce il 9 luglio 1839, quando al procedimento fotografico di Luis Jacque Mandè Daguerre venne concesso il brevetto dell’Accademia delle Scienze a Parigi. Nasce così il dagherrotipo: una lastra ricoperta da argento da cui si ottiene un’immagine speculare dell’oggetto ripreso. Questa tecnica rivoluziona il mondo del ritratto.
Nel 1860 la carta salata viene soppiantata dalla carta all’albumina, inventata da Blanquart-Evrard, usando le chiare d’uovo. Nel 1839 Mungo Ponton scopre la fotosensibilità del bicromato di potassio e inventa la prima tecnica fotografica non argentica. Questa scoperta permette nel 1866 a Alphonse-Louis Poitevin di inventare le stampe al carbone e la tecnica fotomeccanica della collotipia per riprodurre fotografie con inchiostro tipografico.
Nel 1851 Friederick Scott Archer inventa il procedimento al collodio umido, da cui nascono l’ambrotipo e il ferrotipo. Nel 1880 il collodio cade in disuso, sostituito dall’emulsione alla gelatina al bromuro d’argento, e nascono così le prime macchine fotografiche portatili. Infatti nel nostro museo troviamo molte macchine portatili…
Oggi la macchina fotografica manuale è ancora usata da pochi: la fotografia digitale ha sostituito le vecchie Reflex.
Il Museo mostra diversi esemplari di macchine fotografiche: una macchina fotografica Alba degli anni’50, una macchina fotografica Voilander degli anni ’40, una macchina fotografica Zenit degli anni ’60, una macchina fotografica Ferrania modello Rondine, un proiettore Imperati e Carbagnati, una cinepresa Feuji Fujica. C’è una macchina a “soffietto” Voiglander anni ’40, chiamata così per la caratteristica di essere piegata e richiudibile in un pacchetto compatto e robusto per la conservazione