Verso la fine dell’800 ci furono nuove scoperte in ambito scientifico che ampliarono il potere curativo della medicina, si diffuse il pensiero igienista, che aveva l’obbiettivo di rendere più robusta la massa di persone che vivevano agglomerate in città, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle caserme, o comunque in luoghi dove la conservazione e la salute dell’organismo erano a rischio. Dando il via ad una battaglia contro germi e batteri che potevano dare origine al decadimento fisico delle persone. 

Per rigenerare la popolazione italiana c’era bisogno di mettere in atto una diffusa campagna di alfabetizzazione igienica che passasse attraverso l’insegnamento e l’interiorizzazione di pratiche, abitudini, precetti che conducessero verso la sanità dell’individuo e di conseguenza della nazione, sottraendoli ad abitudini “barbare” e malsane, a pratiche curative inefficaci, fondate spesso su pregiudizi e su un fallace sapere tradizionale.

Le preoccupazioni della comunità scientifica non si fermavano solo all’espetto puramente medico, ma erano presenti anche nell’abito culturale. C’era l’idea di far avvicinare la plebe urbana e rurale ai modelli comportamentali delle élites borghesi, così da elevare le classi popolari.

Al di là del tentativo della letteratura, che è necessario tenere presente per comprendere il rapporto tra i valori borghesi e la nuova utopia igienista, bisogna considerare che l’alfabetizzazione sanitaria del popolo passò attraverso una vasta opera pubblicistica durante tutta il periodo liberale, volta a diffondere il potere curativo delle nuove scoperte medico scientifiche. A cavallo tra Ottocento e Novecento, l’interesse per il tema spinse medici e igienisti italiani, ma anche pedagoghi, a pubblicare una serie di manuali di igiene scolastica ad uso dei maestri che spesso erano rivolti anche alle madri degli alunni. Il pregio di questa fonte sta nel permetterci di ricostruire il percorso di popolarizzazione del sapere medico attraverso l’utilizzo degli strumenti e dei luoghi della scuola.

La scuola è il campo di battaglia dove l’igiene deve imporsi. Ed ecco che alla scuola è richiesto di concorrere proficuamente alla divulgazione delle misure sanitarie. Non è possibile modificare il costume e far penetrare l’educazione igienica nella famiglia, se l’insegnamento non venga impartito nella scuola. La scuola è chiamata così a condividere il ruolo della scienza medica.

Non erano soltanto gli igienisti a rendersi conto dell’importanza del legame scuola-igiene per il progresso del paese. Seppur con colpevole ritardo, anche il ministro della Pubblica Istruzione riconobbe l’importanza dell’educazione igienica all’interno della scuola. La collaborazione tra medici e maestri si articolò in tre momenti: l’insegnamento dell’igiene e delle sue pratiche, il controllo degli alunni, del loro sviluppo psico-intellettuale e del loro momentaneo stato di salute, la repressione dei focolai di infezione. Questo triplice compito – insegnamento, profilassi e controllo, repressione – è indicato nei manuali dei medici, così come è riportata nei testi la necessità di una collaborazione proficua per far sì che siano corretti i comportamenti malsani degli alunni.

La questione della pulizia è preminente nei manuali, in quanto rappresenta una misura di profilassi su tre livelli: individuale, famigliare, scolastico. I tre piani non sono affatto sconnessi, visto che una rigorosa pulizia personale dello scolaro è la prima condizione per mantenere pulita una scuola. Per ottenere ciò la scuola doveva avere l’acqua ovunque distribuita e abbondante, occorrono numerosi lavamani, ampi e comodi, distribuiti nei diversi piani del fabbricato; poi asciugamani, sapone. Si richiede espressamente alle madri di mandare il bambino pulito a scuola, per una buona cura di sé e degli altri scolari. In questi testi rivolti alle scuole veniva scritto che ogni bambino doveva recarsi a scuola pulito e non soltanto per una pulizia esteriore: pulito nel corpo, nella biancheria, negli abiti, pulito nella testa. E se non era così doveva essere rimandato a casa, così da impartire una lezione ai genitori e portare anche un beneficio per gli altri studenti. Viceversa, è lo stesso fanciullo a doversi difendere dalle sporcizie presenti in classe al suo ritorno a casa: si doveva cambiare i vestiti, sciacquarsi con abbondante sapone e cura mani e faccia, così da evitare possibili contagi. Il valore sociale della pulizia della persona è dato ancora una volta dalla situazione sanitaria del paese. Per i medici la pulizia è da considerare sia come una pratica di buon costume da interiorizzare, sia come una misura sociale e concreta contro le malattie e l’alto tasso di mortalità.

In particolare bisogna stare attenti alla polvere, considerata come uno dei più temibili veicoli delle varie infezioni. La polvere può essere combattuta attraverso una buona pulizia della persona – si chiede ai ragazzi di utilizzare uno spazzolino morbido e «un’acqua adatta alle stagioni che contenga una sostanza antisettica prescritta dal medico»

In questi manuali vengono trattati il ruolo dell’igiene nella nuova società, la collaborazione tra medico e maestro, le soluzioni che la scuola offre e i problemi che essa stessa crea nella condivisione dei luoghi. Si trovano prescrizioni di ogni tipo: i medici suggeriscono che cosa e come mangiare, trattano la questione del consumo di vino e degli alcolici in genere, della mancanza di pulizia del corpo o dei vestiti. È trattato con una certa importanza anche il tema dell’edilizia scolastica, declinato in vari aspetti: diventa motivo di discussione igienica il luogo dov’è costruita la scuola e che cosa è presente nei paraggi – un cimitero o un luogo chiassoso; si discute a proposito delle modalità e delle dimensioni di un’aula scolastica, della sua vivibilità, che passa attraverso la provenienza della luce, il riscaldamento e la sua qualità, la quantità di aria e di spazio che ogni alunno ha disposizione, la presenza e la qualità dell’acqua e la disponibilità delle latrine all’interno dell’edificio. Il lavoro degli igienisti, oltre a costituire una guida per una vita sana, diventa anche un’importante risorsa per capire le reali condizioni in cui versavano le scuole e le criticità che le classi dirigenti avrebbero dovuto affrontare. Dallo studio della letteratura medico-pedagogica prodotta dagli igienisti ad uso degli insegnanti, integrata con la normativa prodotta dal Ministero della pubblica istruzione, si proveranno a capire i rapporti tra il pensiero igienista e la scuola, tenendo particolare attenzione alla collaborazione messa in atto tra i medici e i maestri nel tentativo di insegnare agli alunni le più semplici norme igieniche.