Il tabacco fu coltivato a partire dagli anni ’30 nella zona di Rivalta Scrivia, in alternativa alla coltura meno remunerativa dei cereali. Il tabacco veniva essiccato e successivamente trattato nella “fabbrica del tabacco”, a Sale, dove le foglie venivano acquistate dal Monopolio di Stato e inviate alle manifatture.
Le “tabacchine” sono le ragazze proveniente da tutta la zona e rappresentavano la manodopera femminile.
Baratta è il nome di una ditta alessandrina che produceva capsule a espansione, che allungate, diventavano contenitori per sigari e medicine. Nella stessa vetrina compaiono materiali vari come tabacchiere, fiammiferi, pipe, completo per sigari, portaliquori e calcolatori.
Le pipe possono essere realizzate con schiuma di mare, argilla, legno di ulivo o ciliegio, zucca e pannocchie di mais. Possiamo osservare una collezione di pipe appartenute al Dottor Carlo Odone; un bocchino da donna appartenuto ad Angelina Vassalli; un bocchino in schiuma e ambra di Angelo Mombelli; alcune pipe di Pierino Garlando. E’ presente un completo da fumatore per scrittoio con portasigari annesso.
Ci sono curiosità come il libro di Biagio Ghò, il testamento di Michele Pasino (1836), un documento notarile del 1790, un registrello di Raccone, contratti con i notai, manoscritti redatti da nobili di Alessandria.